I nostri

Recapiti

Via Santa Giulia, 38
10124 Torino  (TO)

Tel. 0118177608

Fax. 0118177608

info@farmaciasantagiuliasnc.it

Con l'aiuto dei prodotti surgelati preziosi alleati per la linea.

In vacanza, si sa, ci si concede qualche libertà in più soprattutto a tavola: pranzi, cene, spuntini fuori pasto, il più delle volte a base di cibi grassi o ricchi di zuccheri, che possono mettere a dura prova la linea. Ecco perché, terminate le ferie, sempre più Italiani (oltre il 50%) dichiarano di aver bisogno di smaltire i chili di troppo accumulati nel periodo di riposo ed adottano un regime dietetico per “disintossicarsi” dagli stravizi, dai tanti (troppi) cibi consumati, dalle tante (troppe) calorie assunte. In questo scenario, i prodotti surgelati possono rappresentare un valido alleato di un’alimentazione sana e attenta al contenuto calorico, senza cadere nella monotonia o nella ripetitività: ecco perché l’IIAS – Istituto Italiano Alimenti Surgelati – in collaborazione con un’esperta nutrizionista, Elisabetta Bernardi, ha messo a punto un vademecum di consigli utili per alimentarsi in modo equilibrato, chiamando in aiuto i prodotti “sottozero” – soprattutto vegetali e ittici – entrambi “amici della linea”.E di fatto, già da alcuni anni ormai, negli Stati Uniti ad esempio – Paese da sempre all’avanguardia sulle ultime novità in materia di fitness e di tendenze food – spopolano diete a base di ingredienti surgelati preparate da chef e nutrizionisti, come il piano alimentare studiato dall’American Frozen Food Institute (AFFI): un menù settimanale equilibrato e vario, da circa 1200 calorie giornaliere, che include molti piatti a base di verdure “sottozero” e di pesce surgelato, con un buon apporto di grassi polinsaturi e un basso valore di colesterolo. Una dieta che, tra gli americani, ha già riscosso grandi consensi. Il motivo di tale successo è semplice: i prodotti surgelati, soprattutto quelli “al naturale”, si rivelano ideali per favorire il controllo delle quantità di cibo assunte e quindi del peso; consentono di seguire facilmente una dieta diversificata, equilibrata e poco calorica (garantendo la disponibilità di pesce, frutta e verdura tutto l’anno) e sono infine convenienti e rapidi da preparare: giusto il tempo di aprire il freezer, scegliere quel che si vuole mangiare e saltarlo direttamente in padella oppure scaldarlo in forno o nel microonde.E in Italia questo successo è testimoniato anche dai più recenti dati di consumo di frozen food, resi noti dall’IIAS: nel 2018, infatti, nel nostro Paese sono state acquistate oltre 838.580 tonnellate di prodotti “sottozero”, con vegetali e ittici in pole position, i cui consumi hanno toccato rispettivamente le 398.310 e le 112.700 tonnellate. In particolare, i vegetali sono in testa ai consumi dell’intero comparto (con il 47,5% del totale), a conferma della capacità di questo segmento di soddisfare pienamente le richieste dei consumatori in termini di benessere, nutrizionalità e servizio, con un’offerta che risponde anche alle più recenti tendenze/mode alimentari in voga (vegetarianismo, veganismo). Mentre l’ittico si conferma il secondo segmento di categoria: soprattutto i prodotti “al naturale”, il mollame e i crostacei vengono apprezzati per la qualità, la disponibilità, l’ampia scelta e l’alto contenuto di servizio, essendo subito pronti al consumo e senza sprechi.
Fonte: askanews.it

Iss: non smettono di bere e fumare

Sono poco meno di 2 milioni gli italiani con più di 65 anni che hanno ricevuto una diagnosi di tumore, di questi 2 su 10 dichiarano di essere in pessime condizioni fisiche e psicologiche. Eppure le cattive abitudini, come fumo, consumo di alcol a rischio, sedentarietà, che rappresentano rilevanti fattori di rischio per recidive tumorali, non vengono del tutto abbandonate. Lo rivela il sistema di sorveglianza PASSI d’Argento (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità). I dati sono stati inseriti nel volume “I numeri del cancro in Italia 2019”, presentato oggi al Ministero della Salute e frutto della collaborazione tra AIOM, AIRTUM, Fondazione AIOM, ISS e SIAPEC-IAP, di cui si allega il comunicato.L’indagine, condotta nel biennio 2016-17, ha raccolto informazioni su un campione, rappresentativo per genere ed età, di 22811 persone di 65 anni o più residenti in Italia, non istituzionalizzati, né ospedalizzati o residenti in strutture. Di questi 3019 hanno riferito di aver ricevuto una diagnosi di tumore, pari ad una prevalenza media annua nella popolazione generale di ultra65enni del 12.8% che si stima coinvolga circa un milione e 729mila ultra65enni, valori in linea con quanto emerge dalle stime di prevalenza dai dati dei registri tumori.ll profilo di salute fisica e psicologica e la qualità di vita degli ultra65enni con una diagnosi di tumore risulta decisamente compromesso rispetto al profilo di persone libere da cronicità e comunque peggiore anche rispetto a quanto emerge per persone affette da altre patologie croniche, diverse dal tumore (cardiopatie, ischemia cerebrale, malattie croniche respiratorie, diabete, insufficienza renale, malattie croniche del fegato). Il 22% degli ultra65enni che riferiscono una diagnosi di tumore dichiara di essere in pessime condizioni di salute: il 19% riferisce sintomi di depressione, il 16% dichiara che queste condizioni di salute, fisica e/o psicologica, hanno impedito loro di svolgere le normali attività quotidiane per oltre 2 settimane nel mese precedente l’intervista.Anche le disabilità percettive legate a vista e udito, che condizionano fortemente le capacità di comunicazione delle persone anziane, peggiorando la loro qualità di vita e inducendo problematiche connesse all’isolamento, alla depressione e alle cadute, sono più frequenti fra gli ultra65enni con una diagnosi di tumore: il 12% ha un deficit visivo, non risolvibile con l’uso lenti, il 15% ha problemi legati all’udito non risolti o risolvibili con l’uso di apparecchi acustici.Ancora, cadute e disabilità sono più frequenti fra gli ultra65enni con diagnosi di tumore: il 10% riferisce di essere caduto nel mese precedente l’intervista (rispetto al 6% fra persone libere da cronicità); il 20% è disabile (rispetto al 12%), ovvero non è più autonomo in una delle 6 attività fondamentali della vita quotidiana, come mangiare, vestirsi, lavarsi, spostarsi da una stanza all’altra, essere continenti, usare i servizi per fare i propri bisogni.
Fonte: askanews.it

Studio Univ. Padova su 253 marchi: 40 con informazioni fuorvianti

L’uso massiccio del web marketing rende molto più difficile il monitoraggio delle indicazioni nutrizionali e sulla salute utilizzate nelle campagne pubblicitarie. Questo vale anche per le acque minerali che spesso promettono e vantano effetti benefici senza che questi siano supportati da alcuno studio scientifico che comprovi quanto dichiarato. Uno studio, condotto dal gruppo di ricerca dell’Unità di Biostatistica, Epidemiologia e Sanità Pubblica dell’Università di Padova coordinato dal prof. Dario Gregori, con il contributo dell’Istituto Superiore di Sanità, e appena pubblicato sulla prestigiosa rivista “International Journal of Environmental Research and Public Health” ha esaminato in profondità i contenuti dei siti web per le acque in bottiglia prodotte in Italia. La ricerca – spiega l’Università di Padova – era volta a valutare se vengono segnalate indicazioni nutrizionali e sanitarie associate al consumo dell’acqua in bottiglia, quali tipi di indicazioni nutrizionali e sanitarie sono segnalate più frequentemente, e se le indicazioni sui possibili effetti benefici associate al consumo possano essere ritenute appropriate in base alle attuali indicazioni normative, che richiedono, come principio generale, l’essere supportate da adeguate evidenze scientifiche. Nello studio i ricercatori hanno condotto una rassegna del contenuto del sito web delle 253 acque in bottiglia prodotte in Italia e riportate nella relazione annuale di Bevitalia 2016-2017. Per ogni marca sono state esaminate le indicazioni relative alle proprietà preventive, curative o terapeutiche dell’acqua segnalata. “Sono state identificate 40 acque in bottiglia che includevano informazioni potenzialmente fuorvianti non coerenti con la direttiva europea sullo sfruttamento e la commercializzazione di acque minerali naturali – spiega il prof. Dario Gregori -. Abbiamo notato in particolare come le informazioni sugli effetti salutistici riportate nei siti web di tali acque, non sufficientemente supportate da riscontri scientifici o di letteratura, si riferiscano per lo più a possibili effetti benefici per le vie urinarie e sistemi cardiovascolari ma spesso allargandosi fino a dichiarazioni di efficacia in ambiti particolari o anche sull’estetica del potenziale consumatore. I risultati del lavoro di ricerca evidenziano, utilizzando il case study sull’acqua in bottiglia, che il monitoraggio del contenuto dei siti web è altrettanto essenziale di quello sulle etichette per evitare pratiche di marketing inappropriate, tali per cui il consumatore può ricevere indicazioni fuorvianti su possibili effetti salutistici non adeguatamente supportati da evidenze scientifiche”.


Fonte: askanews.it